Expo finisce tra 60 giorni…si può non andare?
Per Expo è iniziata la stagione dei bilanci, non farò l’ennesimo, ci sono altri più bravi di me in questo. Vorrei solo raccontarvi come lo sto vivendo e, se possibile, far passare qualche emozione.
La prima sensazione è quella di trovarsi in un posto che funziona: Le indicazioni sono chiare, si riesce facilmente a stabilire dei propri riferimenti, il sito è ben tenuto e pulito, così come lo sono i bagni, nonostante le decine e decine di migliaia di persone che entrano in Expo tutti i giorni. Scusate sembrano dettagli ma in Italia non sono cose scontate e per una volta avere la sensazione di essere in un paese tipo Germania, ma sapere che invece sei a Milano, non è cosa da poco e a mi ha fatto un gran piacere. la seconda cosa ma più importante, è il clima di festa, di condivisione che il cibo crea insieme alla presenza di persone che provengono da tutto il mondo che hanno culture, abitudini, colori e comportamenti diversissimi.
Il sito è imponente, la prima volta davvero ti senti un po’ spaesato e hai l’idea che non riuscirai mai a vedere tutto quello che vorresti… ma forse questo è parte del gioco. Partecipano 145 Nazioni e 60 di queste hanno realizzato i propri padiglioni. Fino ad ora ne ho visitato meno di 1/3. Ma non mollo, c’è ancora tempo per vivere ancora un po’ di Expo! Il tema Nutrire il Pianeta è stato declinato in tanti modi diversi dai paesi partecipanti, in alcuni casi in modo originale e appropriato in altri meno. Alcuni padiglioni sono più scientifici e “museali” altri più inclini alla spettacolarizzazione e alla multimedialità entrambi gli approcci hanno effetti differenti che alle volte sono ottimi anche in termini di comprensione del tema da parte del pubblico. Di certo il cibo a Expo non manca e ce n’è per tutti i gusti e tutte le tasche.
Come progettista posso dire che siamo di fronte ad una ricchezza di materiali, colori, luci e soluzioni spaziali davvero notevole, unito ad uno sforzo tecnologico altrettanto importante. Da questo punto di vista Expo non potrà che essere di stimolo al settore del progetto, sia in termini di ispirazioni, sia per le soluzioni adottate o studiate appositamente per questo evento.
Quando ci andrete, provate a toccare la pelle del Padiglione Italia che ti lascia una sensazione di morbidezza davvero rara per essere il rivestimento esterno di un edificio, oppure visitate il padiglione della Corea giocato sul contrasto di colore bianco e nero, con le parole che si staccano dai muri per venirti incontro e poi cadere a terra…mentre non perdetevi un passeggiata sulla rete del Brasile per prendere un po di confidenza con l’esposizione e perché no con il proprio senso dell’equilibrio!
Alla sera vale la pena una visita all’alveare inglese che si raggiunge attraversando un prato, ma con lo sguardo a filo d’erba. Le luci che si accendono in continuazione riproducono il movimento delle api di un alveare vero in Inghilterra dentro il quale è stato posizionato un sensore che trasmette i movimenti al padiglione inglese…davvero poetico.
Un aspetto che mi ha colpito in Expo, riguarda alcuni padiglioni dei paesi aridi, Nazioni dove la lotta per recuperare l’acqua è un problema da sempre e da sempre si cercano soluzioni per garantire l’approvvigionamento di questo elemento fondamentale per la vita e il suo utilizzo parsimonioso, ne cito solo alcuni: Oman, Kuwait, Iran e Israele con i suoi campi verticali.
qui ho raccontato le sensazioni che più mi hanno colpito, ci tornerò su sicuramente per raccontare ancora, anche di quanto in questo evento conti la comunicazione Social, ma per rispondere alla doppia domanda del titolo, forse si può anche non andare ma l’esperienza è imperdibile.